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Il Messaggero

Lunedì 15 Aprile 2002

Mostre/A Roma quaranta dipinti, dal 78 al 92, di Mattia Moreni(*)

 

Le visioni di un astratto-concreto

 

di COSTANZO COSTANTINI

Aveva creato le macchine a funzionalità erotica, di gran lunga più utili e dilettevoli delle arrugginite macchine per dipingere inventate da Tinguely. Ma questo era il Moreni aneddotico. Il Moreni pittore era ben altra cosa. Scriveva nel 1957 Michel Tapiè, presentando una sua mostra alla galleria parigina Rive Droite: "Nella misura in cui è ancora possibile isolare nelle opere darte il contenuto della struttura, nessuna opera si presta meglio di quella di Mattia Moreni ad illustrare la totale libertà nellinvenzione delle strutture espressive. Per quanto riguarda larte che io ho chiamato "informale", penso, tra quelli che hanno elevato il contenuto ad una temperatura massima di espressività, a Wolf, Fautrier, Dubuffet, Appell, De Kooning, Pollock. Moreni è uno di essi".

Nato nel 1920 a Pavia ma formatosi a Torino presso lAccademia Albertina, nel 1950 Moreni era stato inserito da Lionello Venturi nel "Gruppo degli Otto" (gli altri erano Corpora, Morlotti, Afro, Turcato, Vedova, Santomaso e Birolli), cioè fra quegli artisti che lillustre storico dellarte definiva astratto-concreti. Ma Moreni era più concreto che astratto, un espressionista astratto più espressionista che astratto. Come Pollock, basava la sua pittura sul gesto, sul dripping, sullaction: riversava sulla tela una materia magmatica, incandescente, commista a colate di colori squillanti (pare che Pollock solesse impregnare le tele di colori e poi passarvi su in bicicletta, per accrescerne il caos cromatico).

Ne sono una riprova i circa quaranta dipinti dal 1978 al 1992 esposti, sino al 20 aprile, negli ampi saloni dello Studio dArte Campaiola (Via Nicolò Porpora 12), sotto il titolo La regressione della specie, con la presentazione di Enrico Crispolti. Limpatto è fortissimo: dalla materia ribollente erompono con violenza immagini grottesche, robotiche, molte delle quali ostentatamente autobiografiche, corredate di scritte ironiche e autoironiche. Benché acclamato da critici autorevoli, quali Francesco Arcangeli, Giulio Carlo Argan, Pierre Restany, nella seconda metà degli anni Sessanta Moreni si era ritirato in solitudine, concentrandosi sul tema dell"umanoide tutto computer", in cui si completa la robotizzazione delluomo, la "regressione della specie". Personaggio bislacco, profeta apocalittico disarmato, il pittore si era sposato, forse grazie alle sue macchine erotiche, ben sette volte. Si era spento nel maggio del 1999.

(*)

Le immagini si riferiscono alla mostra personale di Torino:ONE MAN SHOW IN TURIN - ITALY

54 works 1945-1994

Galleria Sant'Agostino
Testi in catalogo diDaniele Astrologo Abadal, Vittoria Coen, Francesco Poli, April - June 2001